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TORINO – 9-6-2025 – “La sanità pubblica piemontese è al collasso. E nel Verbano Cusio Ossola e a Novara, la situazione è ancora più grave: solo il 30% dell’offerta sanitaria è garantita dal pubblico. Il resto è nelle mani dei privati accreditati.” A lanciare l’allarme è la consigliera regionale Vittoria Nallo (Italia Viva – Stati Uniti d’Europa per il Piemonte), che in vista del dibattito in aula sull’abrogazione della legge regionale 1/2012, punta il dito contro un sistema sempre più sbilanciato verso il privato.

Secondo l’ultima relazione della Corte dei Conti, il Piemonte fa registrare un quadro critico: mancano posti letto, i medici di base e i pediatri di libera scelta sono spesso oltre i massimali di assistiti previsti dagli accordi nazionali del 2022 e del 2024, e la sanità pubblica cede terreno, affidandosi sempre di più a strutture esterne.

“Nel VCO e a Novara oltre il 70% dell’offerta ospedaliera e territoriale è nelle mani di privati accreditati – denuncia Nallo –. Una tendenza che non nasce per caso: è figlia della legge 1/2012, che ha aperto la strada a una privatizzazione strisciante della sanità piemontese. E oggi ne vediamo le conseguenze”.

La consigliera denuncia anche il ricorso sempre più massiccio ai cosiddetti “gettonisti”, ovvero medici assunti tramite cooperative private per coprire turni ospedalieri. Una pratica che, secondo i dati diffusi, è costata oltre 48 milioni di euro al Piemonte nel solo 2022, più del doppio rispetto al 2020.

“È un paradosso tutto italiano – commenta –: si dice che mancano medici negli ospedali, ma invece di assumere giovani professionisti, si preferisce appaltare turni a costi maggiorati, senza nessuna garanzia sulla qualità, la continuità e il controllo delle prestazioni.”

Nallo ha annunciato il deposito di un Question Time in aula per chiedere alla Giunta regionale “quali strumenti intenda adottare per contenere il fenomeno dei gettonisti e garantire un sistema sanitario pubblico trasparente, stabile e di qualità”.

La battaglia politica ora si concentra sulla possibile abrogazione della legge 1/2012, che potrebbe rappresentare, secondo i promotori, l’occasione per invertire la rotta e tornare a investire nella sanità pubblica: “Significa assumere personale, potenziare le strutture e rafforzare i servizi di prossimità. Continuare così vuol dire spegnere il pubblico e alimentare un mercato privato fuori controllo”.

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